INSTALLAZIONI MULTIMEDIALI INTERATTIVE, COMPOSIZIONI FOTOGRAFICHE, VIDEO.

works

TRANS-SUBSTANTIA (2006)


Ho proiettato su uno specchio alcune diapositive (che provengono dai viaggi compiuti da mio Padre che è mancato quando avevo quasi tre anni) e, specchiandomi in esso, sono andata a scoprirle per la prima volta direttamente sul mio corpo. Ho posizionato la macchina fotografica alle mie spalle e ho realizzato una serie di autoscatti.





RIFLESSIONI 2006


 L'uomo, costruendo e ordinando il mondo, ordina e costruisce sé stesso. La sua identità è data dal riflesso delle sue azioni nel mondo su di sé, l'essenza del suo essere è la riflessività del riflesso. Quindi è un riflesso che riflette su di sé. Questo è determinato dalla possibilità dell'uomo di auto-avvertirsi e dunque di separarsi virtualmente da sé per potersi osservare, commentare, capire. Il percepire le cose e sè stessi all'interno di un tutto fa sì che si possa godere nell'ammirare un paesaggio magico, come ad esempio quello tipico del tramonto del sole, ma il suo piacere sta in realtà nell'essere quel paesaggio, nel perdersi in esso e diventarne il riflesso cosciente.
Non esiste dunque vera separazione fra mondo reale e mondo interiore, il primo si riflette su noi, entra in noi e noi in esso.


La società del mezzobusto

L'autista dell'autobus che saluta ammiccando  di certo l'hanno disegnato proprio così, senza le gambe e con le mani attaccate al volante...
Il mezzo busto del casellante compare metafisicamente al di là di una tenda grigia, imprigionato in un cabinotto trasparente in mezzo al frastuono monotono di un' autostrada d'asfalto grigio. 
I mezzibusti degli automobilisti si spìano con la coda dell'occhio per non invadere lo spazio privato dell'automobile e, con aria superiore e non curante, osservano lo spazio esterno proiettarsi su di loro a creare un paesaggio inaspettato.
Attraverso le vetrine dei negozi il mezzobusto dei commessi al di là dei banconi si fonde, grazie a un gioco di riflesssi, con l'ambiente esterno, il loro volto si deforma trasformandosi alla variazione della luce, al cambiamento del ritmo dei passanti, alla mutazione del paesaggio.  Ecco mezzibusti surreali sorprendermi ad ogni angolo della strada, affacciati alle finestre dei palazzi multipiani che sembrano alveari o dietro ai tavolini di un bar come sagome di cartone. Compaiono negli uffici del centro al di là delle scrivanie, con lo sguardo perso nel monitor dei computer e i visi illuminati dalla medesima luce verdastra. L'edicolante, come pure il presentatore del telegiornale, fanno parte anch'essi della società metafisica dei mezzibusti".


Specchio-proiezione-riflessione. Fotografie come "frammenti del corpo".

Le fotografie permettono di condividere i propri ricordi, sono i frammenti della propria memoria, del proprio immaginario, della propria identità.  
Ho deciso quindi di iniziare un lavoro di riappropriazione della mia "parte mancante": ho proiettato su di uno specchio alcune diapositive  (che provengono dai viaggi compiuti da mio Padre) e, specchiandomi in esso sono andata a scoprirle per la prima volta direttamente sul mio corpo. Il mio corpo è divenuto schermo sul quale leggere una storia (capovolta). Un corpo riflessivo che costruisce un contatto intimo con le immagini: queste lo modificano e  ricostruiscono. Esso vede nello specchio un sé ribaltato, trasfigurato, un altro sé che si racconta.
La luce attraversa lo specchio in una maniera tanto magica che lo spazio al di là di esso è totalmente vivo e incredibilmente misterioso. Le immagini che si muovono al di là sono estranee a questo mondo e anche la mia, solitamente così familiare, mi è apparsa, in questi esperimenti, completamente autonoma e sconosciuta. 
Attraverso questo percorso sono entrata, in un certo senso, nel mondo di mio Padre, sono entrata addirittura nel suo corpo, se questo lo intendiamo come contenitore di memoria, e nel suo occhio sensibile: la scelta di un soggetto piuttosto che un altro, del tipo di messa a fuoco e di esposizione, sono tutti elementi che mi permettono di ricostruire la sensibilità di una persona. Le fotografie sono porzioni di realtà sulle quali l'occhio di un uomo ha posato il proprio sguardo, sono quindi visioni materializzate. Esse sono "memoria", e se, come ho detto appena sopra, il corpo è un contenitore di memoria, posso paradossalmente dire che le fotografie sono "frammenti del corpo".